mercoledì 10 marzo 2010

TORINO MAGICA (PARTE 4°)


Magia.
Torino ne è pregna.
Lo dice il mito, che vuole che il capoluogo subalpino faccia parte dei due triangoli, quello della magia bianca (con Lione e Praga) e quello della magia nera (con Londra e San Francisco). Ma lo dice anche la storia, che racconta che augusta Taurinorum fu fondata dai romani all’incrocio tra due fiumi – il Po e la Dora - rispettando le regole magiche che volevano una città dotata di porte ai punti cardinali. Lo dice anche l’atmosfera che si respira in tante vie del centro storico, quella atmosfera e quelle vie che hanno ispirato i noir di Fruttero e Lucentini e le profezie di Gustavo Rol (già medium di fiducia di Fellini). Non è importante credere a tutte queste malie, anzi, certo è meglio diffidarne, ma lasciarsi affascinare questo sì, va fatto, per godersi una suggestione in più.
Guardare Torino con gli occhi della magia, fa vedere una città diversa, nascosta, sotterranea. Si scorge quello che spesso sta - letteralmente - sotto le cose, nei cunicoli che corrono nelle profondità della città. Piazza Statuto, ad esempio. Nella vita di tutti i giorni non è che un grande spazio piacevole a due passi da porta Susa. Invece – indossati gli occhiali della suggestione – si scopre che la piazza è il “cuore nero” della città e che in questa zona, ai tempi dei romani, c’era la “vallis occisorum” (da cui il nome del limitrofo quartiere Valdocco) ovvero la necropoli che verosimilmente ancora riposa sotto via Cibrario, corso Principe Eugenio, corso Francia e sotto le altre strade della zona. Proprio in piazza Statuto era infatti il patibolo, fino a quando i francesi lo trasferirono in quello che ancora oggi viene detto dai piemontesi “’l rondò dla forca” (non c’è bisogno di traduzione) all’incrocio tra corso Regina Margherita e via Cigna. E a ben guardare, nel cuore del piccolo giardino che occupa la piazza c’è un tombino. E quel tombino porta a un misterioso mondo sotterraneo: per i più prosaici conduce al nodo centrale delle fogne della città, per i più suggestionabili lì si trova la Porta dell’Inferno (almeno così vuole il mito).A poche centinaia di metri dalla piazza, superato corso Svizzera, si trova via Michele Lessona dove un tempo stava la “Domus Morozzo” – di cui non v’è più traccia –, ovvero la residenza torinese del più grande e più celebre esoterista di tutti i tempi: Nostradamus. Ma torniamo in piazza Statuto e al patibolo: poco distante, in via Barbaroux, si trova la chiesa dove veniva data l’ultima benedizione ai condannati. E’ la chiesa della Misericordia - dal 1720 proprietà della confraternita della Misericordia – che tutt’oggi espone in alcune teche di vetro il registro con i nomi dei condannati, i cappucci neri, il “bicchierino” per un ultimo sorso e il crocefisso (e, sotto una lastra di marmo, un ossario).Sempre in zona, un altro paio di curiosità: nella chiesa di Santa Maria di Piazza vi è un quadro della Madonna che alcuni vogliono dipinto dallo stesso San Luca; in una località segreta, da queste parti, le leggende vogliono che sia conservato il velo della Madonna.
Dopo aver fatto un salto nella vicina via Sant’Agostino, si può fare qualche metro nella piccola via Bonelli dove un tempo abitava il boia di Torino. Di lì, in pochi minuti, si arriva in piazza Solferino, una delle principali della città. E qui l’attenzione viene attirata dalla Fontana Angelica, rappresentazione allegorica che per gli esoteristi rappresenta la Porta verso l’Infinito.Ancora pochi metri, e si arriva alla piacevolissima piazzetta corpus Domini che ospita l’omonima chiesa realizzata nel Seicento nell’esatto punto in cui – nel 1453 – avvenne il “Miracolo di Torino”: un ladro tentava di vendere refurtiva sacra proveniente dalla chiesa di Exilles in Val di Susa; d’improvviso dal sacco s’innalzò, splendente, un’ostia e solo le preghiere dei fedeli e le parole del vescovo Ludovico di Romagnano la fecero ridiscendere.Da piazzetta Corpus Domini bastano pochi istanti per raggiungere il centro della città: piazza Castello. E il cuore della città è anche il cuore della magia, quello “bianco” in particolare: gli esoteristi affermano che l’epicentro dell’energia positiva del capoluogo si trova dove sorge palazzo Reale, tra la piazzetta Reale e i giardini, in particolare in corrispondenza della fontana dei Tritoni. Come se non bastasse, poco più in là, nel Duomo, riposa la Sindone, simbolo del messaggio positivo del cristianesimo. Ma il male è sempre alle porte: alcuni considerano il cancello del Palazzo, incorniciato dalle statue equestri di Castore e Polluce, il limen, il confine tra la città santa e quella diabolica. Il centro riserva altre sorprese: il museo Egizio ha da sempre un che di magico (tanto che negli ultimi tempi i giornali hanno bollato alcuni innocui malori di studenti in visita come “maledizione”) e sotto Palazzo Madama sono celate le cosiddette Grotte Alchemiche che avrebbero ospitato gli “scienziati” di casa Savoia a caccia della Pietra Filosofale. Da qui, prendendo via Po si può dirigere verso il fiume, oltre il quale – superata piazza Vittorio – riposa uno dei simboli dell’esoterismo subalpino: la chiesa della Gran Madre di Dio. Alcune tradizioni vogliono che sotto la basilica sia nascosto il Sacro Graal, altre che la collocazione del calice fosse invece indicata dall’indice di una delle statue che accolgono i visitatori, ora purtroppo distrutto. Ma tutte queste informazioni – che compongono solo un veloce ritratto della città magica – non possono trasmettere la malia dell’aria che si respira in alcune vie del centro storico. L’unico modo per capirla e viverla davvero, è esserci.
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