mercoledì 24 febbraio 2010

IN FUTURO MANGEREMO ANCORA CARNE?

La bistecca danneggia sia te, sia il Pianeta.
Rivoluzioneremo la dieta, se capiremo quali danni causano le proteine animali.

Di ED AYRES (Panorama del 6 gennaio 2000 - TIME)
Per celebrare il proprio ingresso trionfale a Roma, nel 45 a.C., Giulio Cesare organizzò un banchetto per migliaia di persone, che si ingozzarono di pollame, pesce e selvaggina. Da quando il genere umano ha scoperto l’uso del fuoco, ogni sua vittoria, in guerra, nello sport, in politica e nel commercio, è stata accompagnata da festeggiamenti con consumo esorbitante di carne. In tutte le aree del globo in via di sviluppo, chi riesce a emergere da una condizione di povertà per prima cosa cambia la dieta contadina, a base soprattutto di cereali e legumi, in un’alimentazione ricca di carne. Infatti, dal 1950 il consumo pro capite di carne nel mondo è più che raddoppiato.Nel corso del prossimo secolo le cose dovranno cambiare. Così come ci siamo resi conto dei costi economici e sociali del fumo, scopriremo di non poter più sostenere o ignorare i costi della produzione di massa di bovini, ovini, suini, pollame e pesce, per nutrire una popolazione crescente. Questi costi comprendono lo spreco di acqua e terreni, l’inquinamento massiccio da escrementi animali, la percentuale crescente di disturbi cardiaci e di altre malattie degenerative, la distruzione delle foreste, da cui dipende la vita del nostro pianeta.Per produrre 1 Kg di mangime bovino ci vogliono 7 Kg di cereali, la cui crescita richiede 7 mila Kg di acqua. Rinunciare ad un Hamburger significa non consumare una quantità di acqua pari a quella che si risparmierebbe facendo 40 docce con un getto ridotto.Negli Stati Uniti il 70 per cento di tutta la produzione di frumento, granoturco e altri cereali è destinato al bestiame. In tutto il mondo si prosciugano milioni di pozzi perchè si usa più acqua per allevare maiali e polli che per raccolti destinati al consumo diretto.L’India, la Cina, l’Africa del Nord e gli Stati Uniti stanno rischiando la carenza idrica perchè stanno pompando più acqua delle loro falde acquifere di quanta ne cada con al pioggia.Dato che la popolazione delle regioni in cui l’acqua scarseggia continua ad aumentare, i governi dovranno imporre l’uso dell’acqua per produrre cibo, non foraggio. Le nuove politiche faranno aumentare il prezzo della carne così che solo i ricchi potranno permettersela.Il coro di proteste che si leverà contro questa prospettiva si baserà sul fatto che i cereali non danno lo stesso apporto di proteine della carne. Ma i nutrizionisti affermano che buona parte della popolazione dei paesi più ricchi non ha bisogno di tutte le proteine che si ricavano dalla carne; parecchi vegetali tra cui i cereali sprecati come foraggio, sono un’ottima fonte di proteine.La produzione di massa di carne è diventata anche una grave causa di inquinamento. Le deiezioni bovine sono state indicate come causa di morie di pesci e di malattie come la pfiesteria, che comporta perdita di memoria, stati confusionali e ustioni per chi tocca le acque contaminate. Negli Stati Uniti, per esempio, il bestiame produce 130 volte più escrementi degli esseri umani. Una fattoria di suini dello Utah produce più liquami di una città grande quanto Los Angeles. Queste fattorie gigantesche stanno proliferando e nelle aree densamente popolate stanno contaminando le acque potabili.In varie zone ancora incontaminate, dall’Indonesia all’Amazzonia, poi, la foresta tropicale viene bruciata per fare spazio al bestiame. L’agricoltura è la principale causa di deforestazione; e la domanda di carne è la maggiore causa di sviluppo ed espansione dell’agricoltura. La recente conversione dei cinesi a una dieta ricca di carne viene collegata all’aumento di obesità, problemi cardiovascolari, cancro alla mammella, al colon e al retto. L’Organizzazione mondiale della sanità ha rilevato dati simili in altre parti del mondo. Altre conseguenze provoca l’uso negli allevamenti di ormoni e antibiotici.Queste preoccupazioni potrebbero sembrare illogiche: siamo stati cacciatori e raccoglitori, abbiamo mangiato carne per centinaia di migliaia di anni. Però il bestiame d’allevamento, transgenico e imbottito di prodotti chimici, è tutt’altra cosa rispetto alla selvaggina dei nostri progenitori. Quando siamo passati dalla caccia e dalla raccolta dei frutti selvatici alla pastorizia e all’allevamento, abbiamo cambiato per sempre gli equilibri naturali.Occupando uno spazio crescente del pianeta con città, fattorie, rifiuti, abbiamo messo a repentaglio la sorte di altri predatori, che hanno anch’essi bisogno di grandi spazi. Le tigri e le pantere potrebbero non sopravvivere al prossimo secolo.Noi invece siamo flessibili, lo stomaco da onnivori e il cervello creativo ci permettono di adattarci. E possiamo cambiare la nostra posizione nella catena alimentare: mangiando cibi che richiedono una minor quantità di acqua e di terreno, e che inquinino meno, scoprendo il piacere di una dieta vegetariana come quella che già seguono milioni di persone.Non è prevedibile una repentina fine dell’abitudine di mangiare carne. Si alleverà ancora bestiame, forse nei pascoli liberi, per gli amanti delle bistecche che potranno permettersele. Molti altri torneranno a mangiare carne solo nelle feste comandate, come avveniva un tempo. Ma l’era della produzione di massa di carne, con i suoi inevitabili costi per la salute nostra e dell’ambiente, dovrebbe concludersi entro la fine del prossimo secolo.

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